Il sorpasso di Matteo Salvini su Matteo Renzi per numero di fan su Facebook risale quasi a un anno fa. Ne parlarono in tanti, compreso il Corriere. Del sorpasso del leader M5S sul Presidente del Consiglio, avvenuto a novembre scorso, ne hanno parlato in meno, tra questi Gad Lerner.
Le fan base non costituiscono un indicatore affidabile dei fenomeni sociali reali: pongono problemi la scarsa rappresentatività del campione (più grave per Twitter che per Facebook, che ha una base utenti in Italia di 28 milioni, circa 6,5 volte i 4,7 milioni del social network cinguettante) e la falsificazione del dato ad opera degli utenti fake, nonchè dei vari professionisti che li offrono come servizio e dei brand o dei leader che vi fanno ricorso.
Mentre su Twitter le applicazioni per stanare i fake sono più numerose e accurate (proprio ieri Jacopo Paoletti ha pubblicato un’analisi sui politici italiani, da cui questo post ha preso spunto), nel caso di Facebook l’operazione risulta più difficile. Esistono una serie di indicazioni su quali dati osservare, come il rapporto tra fan e interazioni, improvvisi salti nel numero dei fan, le foto profilo degli ultimi like e commenti ecc.
Provando quindi ad analizzare l’andamento della fan base dei tre politici italiani più seguiti su Facebook negli ultimi 6 mesi mi sono accorto di tutt’altro:
Per nessuno dei tre politici possiamo rintracciare uno scarto evidente che giustifichi un’ipotesi di proselitismo “in stock”. Tuttavia la visualizzazione fa saltare all’occhio un momento chiave per l’evoluzione degli equilibri, che possiamo facilmente ricondurre alla settimana degli attentati di Parigi.
Durante questa settimana Salvini incassa un’evidente salto in avanti nella schiera dei seguaci. Supporrei che si tratti di fan autentici, a meno di non pensare a un realtime marketing davvero diabolico.
Nella stessa settimana Di Battista supera Renzi, che finisce così in terza posizione. A dire il vero l’ascesa del pentastellato è lenta e regolare nei mesi, sembra quasi che il sorpasso sarebbe avvenuto comunque in quella settimana. Osservando meglio il dettaglio individuale vediamo però che anche per l’esponente M5S si verifica un’accelerazione nello stesso intervallo di tempo.
La reazione moderata e istituzionale del Presidente del Consiglio, che pure ha riscosso consensi anche presso voci tradizionalmente critiche (personalmente ho apprezzato molto il riconoscimento di Gilioli), non ha pagato invece sui social network, che ancora una volta si mostrano più inclini alle reazioni di pancia e ai sobbalzi emotivi.
Per concludere ribadiamo che le metriche social non funzionano come exit poll, e nemmeno come i vecchi sondaggi telefonici. Come in tutti i problemi di metodologia della ricerca sociale si tratta di mondare il più possibile il dato dai tanti fattori di distorsione e restringere il raggio delle domande che gli poniamo a quelle a cui può effettivamente rispondere. A quel punto possiamo ottenere indicazioni utili anche da questo tipo di ricerca.
dati e immagini: socialbakers.com